Formato bottiglia: cl.75
Gradazione alcolica: 14,5% vol.
Vitigno: 100% Montepulciano
Origine del Vitigno
Vitigno più coltivato in Abruzzo sulla cui origine ci sono diverse versioni.
Quella più attendibile è legata ai Medici che nella loro Baronia di Carapelle (XVII sec.) hanno trasferito dalla Toscana tecniche di coltivazioni della vite e materiale di propagazione.
Gli scambi fra Carapelle e la Toscana non si sono limitati solo alla vite ma anche all’ottima lana che dalle vette dell’Appennino viene trasferita a Firenze da dove,
lavorata, viene venduta in tutta l’Europa. L’area dove questo vitigno si è sviluppato è quella della Valle Peligna dove già dal XVIII sec.
troviamo testimonianze scritte della sua coltivazione.
Il Montepulciano è un vitigno in grado di crescere sia sulle zone montuose interne che sulle colline, fino ad arrivare alle zone costiere.
A partire dall’ultimo dopoguerra, grazie a questa versatilità di adattamento climatico,
la sua coltivazione si è estesa a tutta la fascia collinare litoranea. Bandiera del territorio, dalle sue uve si ottiene un vino dalla forte impronta qualitativa,
dal colore profondo e vivo, di profumo denso con tipiche note di ciliegia e con un bouquet variegato e complesso.
Forma di Allevamento
Tendone o nel dialetto locale “la capanne”.
Forma di allevamento espansa tradizionale del territorio che si caratterizzata da una bassa densità di piante per ettaro
(1.100-1.600) capace di assecondare la naturale armonia dello sviluppo vegetativo della vite.
Nella “capanne” la raccolta e la potatura sono esclusivamente manuali, strettamente legate al vignaiolo e alla piccola proprietà contadina.
Terreno e Altitudine
Terreni profondi argillosi con venature calcaree.
Vigneti coltivati a 400-500 m s.l.m.
Tipo di Conduzione Agricola
Biodinamica con certificazione DEMETER.
La coltivazione biodinamica è importante per la vita microbiologica del terreno che è fondamentale nella fermentazione spontanea del vino biodinamico.
In agricoltura convenzionale l’uso di fungicidi indeboliscono le popolazioni di lieviti e rendono molto difficile la fermentazione spontanea.
La biodinamica restituisce al vino il luogo di origine, definito dai francesi come “Terroir” (territorialità).
Vinificazione
La fermentazione spontanea
Per millenni le fermentazioni si sono svolte in maniera spontanea innescate dai lieviti presenti in natura i cosiddetti lieviti indigeni o autoctoni o selvaggi,
diversi da zona a zona capaci di trasmettere al vino le caratteristiche uniche del luogo e dall’annata.
COSA HA UCCISO LA FERMENTAZIONE SPONTANEA?
Le fermentazioni spontanee, legate ai lieviti selvaggi, sono andate in difficoltà con la diffusione dei pesticidi,
fertilizzanti chimici e dei diserbanti nei primi anni ’60 che hanno annientato la vita microbiologica dei nostri vigneti, costringendo a ricorrere ai lieviti selezionati per l’avvio della fermentazione.
Solo con un’agricoltura attenta e pulita, frutto della relazione sinergica con la natura, si potranno portare in cantina uve sane e microbiologicamente “vive”,
capaci quindi di affrontare una fermentazione spontanea e processo di vinificazione privo di forzature e costrizioni, per una vera espressione del terroir.
Fondamentale per il successo di una fermentazione spontanea è anche che la tecnica di vinificazione sia rispettosa della vita microbica:
l’aggiunta dei solfiti sull’uva o nei mosti uccide la microflora dell’uva (lieviti) e compromette la fermentazione.
Questa è la ragione per cui la fermentazione spontanea può essere condotta solo senza aggiunti di solfiti mentre in convenzionale
l’uso dei lieviti industriali tolleranti ai solfiti permette di fermentare anche con l’aggiunta di solfiti.
TERROIR E LA BIOGEOGRAFIA MICROBICA
I vini biodinamici legano la loro complessità alla fermentazione spontanea dove nella prima fase della fermentazione
i lieviti apiculati impartiscono al vino l’impronta digitale del terroir microbico attraverso profili organolettici unici.
Nella fermentazione convenzionale ai lieviti apiculati non viene permesso di esprimersi
in quanto vengono eliminati con i solfiti e con la forte colonizzazione dei lieviti industriali aggiunti.
STABILIZZAZIONE TARTARICA NATURALE
Trovare nella bottiglia piccoli cristalli (tartrati) significa che “il vino ha sentito freddo” e che ha rilasciato delle innocue precipitazioni naturali.
Nel vino biodinamico non sono ammessi trattamenti fisici (refrigerazione),
chimici (aggiunta di carbossi-metil-cellulosa, acido meta-tartarico, gomme arabiche e altro) e viene utilizzato
solo freddo invernale come elemento di stabilizzazione tartarica.
La tecnica convenzionale di stabilizzazione tartarica prevede che il vino prima di andare in bottiglia deve essere portato da temperatura ambiente a – 6/-7°C
circa e mantenuto a questa temperatura per alcuni giorni (6-7).
La tecnica di stabilizzazione tartarica convenzionale, soprattutto nel periodo estivo, porta a un notevole consumo energetico.
Un vero peccato questo enorme consumo di energia per evitare la presenza di qualche milligrammo di innocui cristalli di tartrato.
Affinamento: Vasche di cemento e bottiglia.
Caratteristiche sensoriali
Colore: rosso rubino intenso con riflessi purpurei.
Profumo: confettura di frutti di bosco, speziato e aromi di mandorla fresca. Sapore: pieno, tannico, fresco e appagante.
Abbinamento gastronomico: Formaggi a pasta molle, tagliata di manzo e arrosticini.
Servire a 16-18°C