Primitivo Terre di Chieti IGP vino biodinamico e biologico con fondo di fermentazione spontanea
Formato bottiglia: cl.75
Gradazione alcolica: 14% vol.
La storia del Primitivo si perde nella notte dei tempi.
Probabilmente arrivato nella nostra penisola dall’altra sponda dell’Adriatico per mano degli Illiri, un popolo della regione balcanica dedito alla coltivazione della vite.
I primi documenti storici attendibili sul vitigno risalgono alla seconda metà del 1700,
quando un uomo di chiesa, don Francesco Filippo Indellicati primicerio della chiesa di Gioia del Colle
notò che tra i tanti vitigni delle sue vigne ve n’era uno che giungeva a maturazione prima e dava un’uva particolarmente nera, dolce e gustosa.
L’Indellicati selezionò queste viti ed impiantò il primo vigneto monovarietale di “Primitivo” (all’epoca era chiamato anche “Primaticcio”).
Forma di allevamento
Tendone o pergola abruzzese (nel dialetto locale “la capanne”).
Forma di allevamento espansa tradizionale del territorio caratterizzata da una bassa densità di piante per ettaro (1.100-1.600),
che asseconda la naturale armonia dell’espansione e dello sviluppo vegetativo delle radici, dei grappoli e delle foglie.
Nella “capanne” la raccolta e la potatura sono esclusivamente manuali e strettamente legate al vignaiolo e alla sua piccola proprietà contadina.
Tipo di terreno: Terreni profondi argillosi con venature calcaree.
Altitudine: Vigneti coltivati a 400-500 m s.l.m.
Tipo di conduzione agricola
Biodinamica con certificazione biologica e DEMETER.
La coltivazione biodinamica è importante per la vita microbiologica del vigneto e fondamentale nella fermentazione spontanea di un vino biodinamico.
L’uso di fungicidi convenzionali indeboliscono le popolazioni di lieviti e rendono molto difficile la fermentazione spontanea.
L’originalità e la singolarità del vino biodinamico è il suo legame al luogo e alle condizioni climatiche dell’anno.
La biodinamica restituisce al vino il luogo di origine, definito dai francesi come “Terroir” (territorialità).
Vino fermo caratterizzato da:
– FERMENTAZIONE SPONTANEA
Il produttore biodinamico in cantina non usa biotecnologie e correzioni chimico-fisiche e lascia alla natura la responsabilità di generare il vino.
Le fermentazioni spontanee lavorano proprio con quanto la natura offre ogni anno e si affidano alla forza e alla salute
del vigneto per ottenere grandi uve coperte della microflora indispensabile per la fermentazione.
– SENZA SOLFITI AGGIUNTI (inferiore a 10 Mg-lt)
Il vino biodinamico ha poco bisogno di conservanti, le sue uve possiedono già tutti gli elementi necessari per stabilizzarsi e conservarsi naturalmente nel tempo.
La fermentazione spontanea non può essere condotta in presenza dei solfiti;
aggiungerla sulle uve o nei mosti in cantina significa eliminare le tante famiglie di lieviti indigeni presenti sulla buccia che sono la base fondamentale di ogni vino biodinamico.
Un vino di grande complessità ha bisogno di quanti più lieviti possibile.
– NON FILTRATO CON FONDO
Gran parte degli assaggiatori considerano la limpidezza come una garanzia di qualità o eccellenza e hanno creato un falso stereotipo
del “vino perfetto” che però è legato all’imperfetto. La filtrazione estrema impatta sulla microflora (lieviti e batteri) crea un vino sterile, chimico e senza vita.
Il vino non filtrato e senza solfiti aggiunti è un caleidoscopio del gusto in continua evoluzione
con uno spettro ampio di sapori partendo da una mineralità bella e slanciata e una profondità di sapore.
La produzione di vini non filtrati con fondo è la genuina trasparenza di proporre un vino che non ha avuto aggiunte: “solo un vino biodinamico,
che per disciplinare non prevede aggiunte, può essere bevuto non filtrato”.
Sulla testa della bottiglia troverete la frase:
Niente viene aggiunto,
niente viene tolto,
VINO NON FILTRATO CON FONDO.
– STABILIZZAZIONE TARTARICA NATURALE
Trovare sul fondo di una bottiglia dei piccoli cristalli? Sono innocue precipitazioni di tartrati e significano che il vino “ha sentito il freddo”.
In biodinamica non sono ammessi trattamenti fisici (refrigerazione) e chimici.
Il freddo invernale e il tempo stabilizzano naturalmente il vino.
La tecnica di stabilizzazione tartarica convenzionale, che prevede la refrigerazione del vino a -5/-6°C per 6/7gg,
porta a un notevole consumo energetico al solo scopo di evitare la presenza di qualche milligrammo di innocui cristalli di tartrato nel vino.
In degustazione
Colore: Colore rosso rubino con luminosi riflessi purpurei.
Profumo: Intensi sentori di ciliegia, susina e mora di rovo, intrecciati a note di viola, mirto e arancia sanguinella.
Sapore: Sorso voluminoso eppure mirabilmente fresco, con bella vena tannica piacevolmente integrata nella stoffa del vino.
Lungo finale intessuto di ricordi di prugna, fiorone, erbe campestri e agrumi.
Abbinamenti: Da tutto pasto, primi e secondi conditi, carni bianche e rosse, salumi, torte salate, pizze rustiche, fritture, formaggi semi stagionati.
Temperatura consigliata: 16-18°C